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L’erotismo della pubblicità ed il cibo
La pubblicità è una forma di comunicazione persuasiva alla quale è quasi impossibile sottrarsi.
Se ci addentriamo in questo campo scopriamo che la donna-oggetto influenza notevolmente le scelte di acquisto di tutti noi. Le ragioni sono due.
Il
sesso femminile è, generalmente, il principale responsabile degli
acquisti per sé e per la famiglia. Logico favorire la identificazione
dell’acquirente con l’eroina dello spot, con tutti i suoi accessori
favorevoli che pone sotto una luce positiva la marca pubblicizzata.
Inoltre
il corpo femminile o parti di esso ( gambe, cosce, ghiandole mammarie)
catturano l’attenzione di entrambi i sessi, come curiosità o invidia
oppure apprezzamento.
Molte
pubblicità giocano volutamente su allusioni, ambiguità della bellezza
femminile che incuriosiscono e fermano l’interesse dei destinatari sul
cibo pubblicizzato.
E’ del 1965 l’ immagine di bella e slanciata
fanciulla che allude per la prima volta all’erotismo con lo slogan
innovativo: “Chiamami Peroni. Sarò la tua birra.”
L’elenco dei
riferimenti sessuali negli anni è lunghissimo: recentemente anche una
nota marca di automobili ha prodotto l’accattivante: “Sono Giulietta.
Prima di parlare di me, provami.”
L’ostentazione continua del corpo
femminile perfetto ( anche perché ritoccato col Photoshop) favorisce la
diffusione dell’insoddisfazione corporea, soprattutto nelle giovani, più
fragili dal punto di vista critico.
Il
confronto con quei corpi femminili scultorei, ideali e quindi
inarrivabili scatena depressione, rabbia, insoddisfazione di sé e quindi
bisogno di anestetizzare questi pensieri depressivi col cibo,
generalmente ipercalorico perché ricco di zuccheri.
Spesso
la pubblicità del cibo si serve del corpo femminile come esca
comunicativa per inviare messaggi: "mangiando questo cioccolato non
aumenterai di peso: vedi lei come è magra…” ed è facile che la frase
venga accettata da milioni di persone in senso acritico. Dopo decine di
visualizzazioni si finisce per considerare accettabile e veritiero il
messaggio.
Insomma il corpo come facilitatore di vendite.
Un’
ultima riflessione: con la pubblicità ripetuta su diversi canali
televisivi si crea la tendenza a considerare accettabile e quindi
desiderabile mangiare quel determinato cibo, sebbene molto calorico,
perché lo fanno altre persone, magari famose.
In altri termini l’obiettivo implicito di ogni messaggio pubblicitario è sempre un invito.