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Quanto il marketing dei cibi è responsabile del nostro peso?
Con il termine marketing si intende l’insieme di attività che mira ad influenzare le scelte dei consumatori. Parole pesanti come pietre.
Al
fine di realizzare la sua missione deve necessariamente agire sulla
mente e sui processi cognitivi di milioni di persone, ben sapendo (
come affermava il premio Nobel Herbert Simon ) che il comportamento
umano è limitatamente razionale. Diceva che il tempo per riflettere
sulle decisioni è esiguo e quindi spesso facciamo scelte rapide,
intuitive ma approssimative.
Per capire questo concetto pensiamo ad una madre al supermercato, davanti al banco dei formaggi e dei salumi, con un elenco lunghissimo di alimenti da comprare, la coda alla cassa e l’ora serale, incline ad ascoltare messaggi di fame ...
Insomma le scelte alimentari sono per loro natura impulsive e incontrollate; infatti, come affermava il filosofo Blaise Pascal il cuore ha ragioni che la ragione non conosce.
Gli uomini del marketing queste riflessioni le conoscono bene ( spesso sono sociologi o psicologi) e sanno che è proprio sulle emozioni , sull' impulsività che va infisso il il perno su cui costruire le tecniche per influenzare le scelte di acquisto.
Ci rendiamo conto che il supermercato con i suoi corridoi e percorsi quasi obbligati si potrebbe trasformare facilmente in trappola ove concretizziamo le nostre debolezze e la nostra malinconia. La modalità in cui sono disposti i milioni di prelibatezze può influenzare il nostro comportamento.
E’ dimostrato che le frequenti riorganizzazioni dei cibi negli scaffali possono portare ad incrementare l’acquisto di determinati prodotti. Studi internazionali riconoscono che proprio le persone sovrappeso o obese, con la loro deficitaria autoregolazione sono più a rischio.
Se fossimo più attenti, meno superficiali, più consapevoli delle decisioni affrettate, dei nostri bisogni … se fossimo più riflessivi sui risultati negativi per il nostro peso, saremmo al riparo da queste pressioni.